De iure condendo: bozza di decreto legge in materia di mediazione delle controversie civili e commerciali

DE IURE CONDENDO: BOZZA DI DECRETO LEGGE IN MATERIA DI MEDIAZIONE DELLE CONTROVERSIE CIVILI E COMMERCIALI

 

Il particolare momento che l’istituto della Mediazione civile e commerciale sta vivendo a seguito della Sentenza n. 272, con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del d.lgs. 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione, rende necessario un immediato intervento affinché l’istituto, quale strumento alternativo di risoluzione dei conflitti in grado di produrre gli auspicati positivi effetti di deflazione del contenzioso civile, di miglioramento del servizio giustizia, di adeguato servizio alle esigenze di una moderna società civile, di opportunità ulteriore di soluzione del conflitto in sede negoziale anche prima che insorga, consegua tutti gli scopi che la Direttiva Comunitaria 2008/52/CE ed il D. Lgs. stesso si sono prefissi.

L’autorevole intervento della Consulta, così come reso noto, ha già provocato enormi ricadute sociali negative sia in termini di posti di lavoro che andranno perduti, sia in termini di PIL, sia in termini di gettito fiscale per le entrate dello Stato.

Allo stato, presso il Ministero della Giustizia risultano accreditati quasi mille Organismi di Mediazione, dei quali oltre la metà sono “privati”, ovvero costituiti da professionisti e piccoli imprenditori del settore che hanno investito i propri risparmi per realizzare quelle che stavano ormai diventando delle realtà consolidate.

In tali Organismi, per espressa disposizione ministeriale, è stato assunto, a tempo indeterminato, personale di segreteria, per oltre 2.000 unità, lavoratori che oggi rischiano concretamente il proprio posto di lavoro, in quanto agli Organismi, in seguito alla Sentenza della Consulta, non resta che chiudere.

Non è da sottovalutare, inoltre, che, in quasi tre anni, sono stati formati circa 40.000 Mediatori, che gradatamente iniziavano ad esercitare man mano che le procedure attivate presso gli Organismi aumentavano; oggi questa nuova professionalità non ha più uno sbocco, di guisa che sono state disattese le legittime aspettative di tantissimi giovani che della Mediazione intendevano fare la propria professione.

Oggi 40.000 mediatori, 2.000 famiglie di lavoratori in via di licenziamento, 500 imprenditori e professionisti titolari di Organismi di mediazione privati, nonché tutto un ampio indotto che si è andato ad evolvere nell’ambito dell’Istituto e che è stimato nell’ordine di centinaia di migliaia di lavoratori stanno assistendo, impotenti, alla vanificazione dei capitali investiti e degli sforzi effettuati.

La mediazione, inizialmente considerata la panacea di tutti i mali della Giustizia Civile, è stata implementata, invogliando imprenditori e professionisti ad investire ingenti capitali per ottemperare alle onerose direttive ministeriali; successivamente il Ministero, assumendo un atteggiamento attendista, ma sostanzialmente disinteressato, ha disatteso le legittime aspettative di chi ha creduto in un fenomeno culturale ed imprenditoriale che, nel suo brevissimo ciclo vitale, ha deflazionato i carichi dei Magistrati; ha implementato le entrate dello Stato in termini di maggior gettito di IVA ed IRPEF; ha consentito che i cittadini potessero ottenere in meno di quattro mesi ciò che non avrebbero ottenuto in quattro anni di causa.

Questa bozza di decreto legge, nata sulla base di una precedente e primigenia a cura degli avvocati Giuseppina de Aloe e prof. Mario Tocci, è stata elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dallo stesso prof. avv. Mario Tocci e dalla dott.ssa Ilaria Patta (mediatrice e formatrice di mediatori civili e commerciali, nonché ispiratrice e ideatrice della mediazione coniugale) e composto – oltre che dagli stessi – dai seguenti professionisti: prof. Stefano Cera (Roma), avv. Vincenzo Ferrò (Napoli), avv. Alberto Filippini (Cagliari).


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